Pompeo Calvia nacque a Sassari il 18 novembre del 1857 da Salvatore Calvia Unali e Antonietta Diana Casabianca, figlia del pittore Vittorio Diana. A vent’anni si arruolò e venne mandato a Napoli, dove frequentò gli ambienti mazziniani ed entrò in contatto con il poeta Alberto Mario. Calvia intraprese così l’attività di scrittore e poeta e, insieme ad altri artisti dell’epoca come Enrico Costa, Sebastiano Satta, Luigi Falchi e Antonio Bollero, fece parte del gruppo di intellettuali che animava la vita culturale della città.
Durante il corso della sua esistenza strinse rapporti di amicizia con diversi scrittori e pittori sardi del calibro di Grazia Deledda, Salvatore Farina, Francesco Cucca, Salvator Ruju, Filippo Figari, Stanis Manca e tantissime altre persone con cui collaborò e strinse forti legami personali e professionali. Si guadagnò da vivere insegnando disegno al Convitto Nazionale di Sassari e facendo il copista all’archivio comunale.
Pompeo Calvia scrisse racconti, poesie e critiche d’arte su varie testate giornalistiche e numerose riviste. Realizzò in dialetto sassarese la trilogia intitolata Sassari Mannu, pubblicata nel 1912, 1922 e nel 1967, con cui ebbe un gran successo e in cui raccontò in maniera vivace gli aspetti caratteristici dell’ambiente popolare della sua città natale. In italiano scrisse alcuni racconti e il romanzo storico Quiteria del 1902, in cui raccontò la storia della battaglia di Macomer tra i sardi e gli aragonesi e del dramma personale di Quiteria, figlia di Leonardo Alagon, che venne rinchiusa nel castello di Sassari.
Tra le altre opere di Calvia vale la pena menzionare anche Nella terra dei nuraghes del 1893, scritto insieme a Sebastiano Satta e Luigi Falchi; mentre tra le poesie più famose raccolte in Sassari Mannu si ricordano soprattutto Deu ti salvia, Maria; La difesa di la patria; Li candaleri e Serenadda bizzarra. Pompeo Calvia morì a Sassari il 7 maggio del 1919.