La colonia penale agricola dell’Asinara nacque quasi per caso alla fine del Diciannovesimo secolo, con la revisione delle colonie penali avvenuta dopo l’unità d’Italia. Conosciuta molto più semplicemente come carcere dell’Asinara, fu inizialmente divisa in due settori: quello destinato ai condannati ai lavori forzati e quello che accoglieva tutti gli altri detenuti.
L’intera superficie dell’isola dell’Asinara fu interessata dai numerosi settori in cui i carcerati venivano impegnati. Durante il primo conflitto mondiale, una parte del penitenziario dell’Asinara accolse i prigionieri di guerra austriaci, mentre il periodo del secondo conflitto vide la nascita del tubercolario in cui venivano curati gli affetti da tubercolosi.
La colonia penale dell’Asinara deve però la sua fama alla nascita del carcere di massima sicurezza nel 1971, data in cui una quindicina di sospetti mafiosi venne condotta, o “ tradotta ”, all’interno delle sue mura; seguita nel mese di settembre da altri diciotto affiliati alle cosche mafiose. Gli anni Settanta furono caratterizzati da una serie di violente rivolte di carcerati che costrinsero l’amministrazione ad aumentare la sicurezza della prigione e ad apportare numerose modifiche strutturali. Nel 1983 arrivò sull’isola anche Raffaele Cutolo, vertice della Nuova Camorra Organizzata, e in seguito all’arresto anche Toto Riina, capo di Cosa Nostra.
Il carcere dell’Asinara non è famoso solo per l’alto “ rango ” dei suoi ospiti appartenenti alla malavita organizzata, ma anche per aver dato accoglienza e protezione ai due magistrati più illustri d’Italia durante le indagini del maxi processo contro la mafia siciliana: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel 1998 il carcere è stato ufficialmente chiuso e dal 2002 è inglobato nel Parco Nazionale dell’Asinara, nato proprio in quell’anno.