Uta (in sardo campidanese Uda) fa parte della Città Metropolitana di Cagliari, in una zona assai fertile bagnata dal Rio Cixerri e dal Flumini Mannu: il suo nome deriva dal latino “ uda ” che significa “ umida, pantanosa ”, a dimostrazione della conformità palustre del territorio, almeno nell’antichità.
Territorio che, d’altra parte, è stato antropizzato fin dall’epoca nuragica, tant’è che vi si trovano alcuni interessanti nuraghi, oltre ad altre testimonianze archeologiche, tra cui spiccano gli otto bronzetti (fra cui quello del Capo Tribù, assai famoso per le dimensioni e per il valore artistico) rinvenuti alle falde del Monte Arcosu. Non mancano nemmeno resti di abitati di epoca romana.
Più recente, ma assai significativa, è la chiesa di Santa Maria, costruita nel 1140 dai monaci Vittorini di Marsiglia: si trova alla periferia del paese di Uta ed è uno dei monumenti romanici più interessanti di tutta la Sardegna.
Ad Uta troviamo numerosi esempi di architettura tradizionale che ha improntato gli edifici abitativi, come la casa a corte cinta da alte mura e la casa dal grande portale e dalle piccole finestre che si affacciano direttamente sulla strada. Sono abitazioni costruite per lo più in mattoni crudi di fango intonacati, noti come “ ladiri ”.
Al territorio del comune di Uta appartiene anche l’area protetta di Monte Arcosu, acquistata dal WWF soprattutto al fine di tutelare la popolazione del cervo sardo che vi si trova.