A una settantina di chilometri da Cagliari, nell’entroterra a circa 360 metri sul livello del mare, si trova Nuragus, piccolo comune abitato da un migliaio di persone dedite perlopiù ad attività agro-pastorali. Il nome Nuragus, secondo le ipotesi più accreditate, deriva ovviamente dalla abbondante presenza di nuraghi nella zona, tanto che ne è stata censita addirittura una cinquantina in un territorio di nemmeno duemila ettari di estensione.
E sono proprio i nuraghi l’attrazione più importante del paese e dei suoi dintorni: almeno tre di essi – nuraghe Santu Millanu, nuraghe Valenza e il pozzo sacro nuragico di Coni – meritano senz’altro una visita. Del resto Nuragus è al centro di un territorio ricco di tracce di un passato molto lontano, tanto che nei suoi pressi, in località Serra Ilixi, sono stati ritrovati per la prima volta lingotti di rame a forma di pelle di bue, iscritti con lettere dell’alfabeto egeo, oggetti tipicamente cretesi e ciprioti, a dimostrazione di quanto fossero intensi i rapporti della Sardegna con i popoli del Mediterraneo orientale sin dal II millennio a.C.
Non lontano dal comune di Nuragus in Provincia del Sud Sardegna, troviamo gli interessantissimi resti della città romana di Valentia che, fondata nel II secolo a.C., venne distrutta dai Vandali nell’VIII secolo. Secondo alcuni, la fondazione di Nuragus sarebbe proprio opera dei superstiti “ sfollati ” di Valentia.
Essa si trovava in zona strategica, su un altopiano a quasi quattrocento metri, attorno al quale alcuni resti di blocchi in arenaria lasciano supporre che vi fosse una cinta muraria lunga circa un chilometro e mezzo. Alle sue pendici è presente una necropoli, con tombe a cassone e alla cappuccina.