Secondo una teoria affascinante ma ancora tutta da dimostrare, il toponimo Genoni (in sardo campidanese Jaròi) deriverebbe dal nome della dea Giunone, alla quale in epoca romana era forse dedicato un tempio costruito sulle colline attorno alla cittadina.
Del resto Genoni è sì un piccolo paese in Provincia del Sud Sardegna – non è abitato da nemmeno mille persone – ma è carico di storia, e sorge in un territorio popolato sin dalla preistoria e che ancora oggi conserva tracce evidentissime di questo lontano passato.
Secondo gli studiosi, il territorio di Genoni conta infatti 0,6 nuraghi ogni chilometro quadrato, una delle densità più alte dell’intera Sardegna. Tra questi, il nuraghe di Birìu e quello di Santu Perdu sono ancora quasi perfettamente integri mentre altri, come Perdaligeri, Larunza, Duìdduru, Sussùni, Cijus, Bau-e-peddi, Monticordèris, Corrazzu, Scalamanna, Margini, Lorìas, Coccolò, Addòri, norache Longu, Tresbìas, Corongìu, Santamaria e Giàru, sono in condizioni peggiori ma comunque visitabili.
Poco distante dal centro, merita una visita il Museo del Cavallino della Giara, dove si possono osservare documenti e ricerche frutto di anni di osservazione, accanto a strumenti per la cura del cavallo.
Ma la storia del territorio di Genoni ha lasciato tracce addirittura dai tempi in cui sul pianeta Terra non era ancora comparso l’uomo. In località Duidduru sono stati infatti rinvenuti fossili e formazioni geologici risalenti al primo ciclo sedimentario del Miocene, cioè in un periodo, compreso grossomodo tra i venti e i cinque milioni di anni fa, in cui la zona era occupata da fondali marini poco profondi e con un clima tipicamente tropicale.
Il sito è aperto al pubblico come “ Geopaleosito ”, ed è l’unico nel suo genere presente in Sardegna. I fossili più interessanti qui rinvenuti sono invece esposti nel comune di Genoni presso il Paleo Archeo Centro, che mette in mostra anche reperti neolitici e romani trovati nella zona del pozzo sacro nuragico di Santu Antine.