My Sardinia

Autore: Mario Lo Monaco

  • Torre Grande (Oristano)

    La Torre Grande, chiamata in lingua sarda Turri Manna, è un’imponente torre di avvistamento costiera situata nell’omonima Marina di Torre Grande, frazione del comune di Oristano, e risalente al periodo di dominazione aragonese.

    Eretta tra il 1542 e il 1572, per volere del viceré Carlo V e con il supporto economico del Clero e della Corte spagnola, la Torre Grande presenta una forma cilindrica ed è una delle più importanti tra le centocinque torri e fortificazioni costiere della Sardegna.

    Fortemente richiesta dagli abitanti del Campidano per sorvegliare e proteggere la costa affacciata sul Golfo di Oristano e difendere la foce del Fiume Tirso, la Torre Grande venne costruita con la funzione di difesa pesante – per impedire ai nemici di raggiungere la città e scongiurare così le invasioni dei pirati saraceni – ed è caratterizzata da un’altezza di circa diciotto metri, un perimetro di venti e uno spessore di oltre tre metri.

    Suddivisa in due piani, utilizzati rispettivamente per contenere artiglieria pesante e armi leggere, la maestosa Torre Grande era in grado di ospitare al suo interno una guarnigione di venti soldati e mantenere il contatto visivo con le altre torri collocate sul Golfo di Oristano, come quelle di Terralba, Marceddì e Cabras, garantendo la propria efficienza grazie a un complesso sistema di comunicazione.

  • Torre di San Giovanni (Sinis)

    La Torre di San Giovanni, che prende il nome dalla vicina chiesa dedicata a San Giovanni di Sinis, è una delle numerose torri di avvistamento, segnalazione e difesa, costruite durante il periodo di dominazione aragonese lungo le coste dell’isola, con lo scopo di controllare e proteggere il territorio dalle possibili incursioni nemiche.

    Edificata con molta probabilità a cavallo tra il Quindicesimo e il Sedicesimo secolo, la Torre di San Giovanni è – dopo quella di Torre Grande – la fortificazione più imponente tra quelle affacciate sul Golfo di Oristano e, per questo motivo, prevalentemente utilizzata per la difesa pesante.

    Situata a circa cinquanta metri sopra il livello del mare (domina il lato ovest con la spiaggia dell’istmo di Capo San Marcospiaggia San Giovanni di Sinis e il lato est con la spiaggia di Mare Morto) è caratterizzata da una struttura in roccia calcarea a forma cilindrica, la Torre di San Giovanni è alta all’incirca undici metri e presenta un perimetro dal diametro di oltre quattordici metri; la camera interna, larga pressapoco sei metri, è inoltre racchiusa da un soffitto a cupola e corredata di cisterna, caminetto e vano utilizzato come alloggio del comandante; l’apertura d’ingresso della torre aragonese è invece collocata a circa cinque metri dal suolo e consentiva l’accesso esclusivamente tramite una scala a corda o a pioli, che poteva essere facilmente risollevata per impedire così il passaggio dei nemici; mentre una scala fissata lungo le pareti murarie consentiva infine di raggiungere la balaustra della terrazza, conosciuta come piazza d’armi, in cui erano posizionate le artiglierie.

    Completamente dismessa intorno al 1846 per poi essere utilizzata esclusivamente per la lotta al traffico illecito, la Torre di San Giovanni era presidiata da una guarnigione composta da un alcalde, un artigliere, sei soldati e si trovava in diretto contatto visivo con le altre fortificazioni comprese nel sistema difensivo di Cabras, come la Torre di Su Pottu, la Torre di Capo San Marco e la Torre di Seu.

  • Torre di San Gemiliano (Arbatax)

    La Torre di San Gemiliano, situata lungo la costa est della Sardegna e, più precisamente, nel territorio comunale di Tortolì, in provincia di Nuoro, è una delle centocinque fortificazioni di avvistamento risalenti al periodo di dominazione spagnola e costruite con lo scopo di presidiare le coste della Sardegna per proteggerle dagli eventuali nemici che cercavano di raggiungere la terraferma.

    Collocata a poca distanza dal centro abitato di Arbatax, la Torre di San Gemiliano è stata edificata con molta probabilità agli inizi del Diciassettesimo secolo e presenta una struttura a forma tronco-conica, con un’altezza di dodici metri, un perimetro dal diametro di sette metri e una camera interna ampia all’incirca tredici metri di circonferenza.

    Classificata tra le fortificazioni di modeste dimensioni, la Torre di San Gemiliano ricopriva perlopiù il ruolo di vedetta e segnalazione, anche grazie alla sua posizione di quarantadue metri sopra il livello del mare, che le forniva una vista panoramica di oltre venti chilometri e le consentiva di mantenere comunicazioni costanti con le torri con cui si trovava in stretto contatto visivo, come la Torre di Barì e quella di Bellavista.

    Affacciata sui litorali di Orrì e di Cea, la Torre di San Gemiliano è oggi visitabile e facilmente raggiungibile dalla splendida spiaggia omonima, bagnata da un profondo mare azzurro e cristallino.

  • Torre di Porto Giunco (Villasimius)

    La Torre di Porto Giunco, situata sul fianco orientale del promontorio di Capo Carbonara, appartenente al territorio comunale di Villasimìus, in provincia del Sud Sardegna, è una delle centocinque torri costiere della Sardegna, edificata presumibilmente sul finire della seconda metà del Cinquecento.

    Collocata a circa cinquanta metri sul livello del mare, la torre aragonese si affaccia sull’omonima spiaggia di Porto Giunco, sullo Stagno di Notteri ed è facilmente raggiungibile tramite un percorso che attraversa la vegetazione circostante; dalla sua cima è inoltre possibile osservare la Torre dell’isola dei Cavoli e la Torre dell’isola di Serpentara, con le quali manteneva un contatto costante, tramite un sofisticato sistema di comunicazione.

    Costruita per controllare e proteggere la costa meridionale dai pericoli provenienti dal mare, rappresentati in quel periodo dalle frequenti incursioni dei pirati saraceni, la Torre di Porto Giunco presenta una grandezza media e una struttura granitica a forma tronco-conica, con un’altezza di quasi dieci metri e una camera interna, chiusa da una volta a cupola, posta al di sotto di un terrazzo raggiungibile tramite una scala a chiocciola scavata lungo le pareti murarie.

    Più volte restaurata, in seguito ai numerosi attacchi subiti, la Torre di Porto Giunco venne dismessa nei primi vent’anni del Settecento, per poi riprendere la sua attività  trent’anni dopo – respingendo l’offensiva delle navi da guerra tunisine – ed essere definitivamente abbandonata e smilitarizzata nel 1843.

  • Torre di Chia (Domus de Maria)

    La Torre di Chia, situata a pochi metri dall’omonima spiaggia da un lato, e dalla spiaggia di Chia o Sa Colonia dall’altra, nel territorio comunale di Domus de Maria, in provincia del Sud Sardegna, è una delle centocinque torri di avvistamento costiere della Sardegna, costruite durante il periodo di occupazione spagnola con lo scopo di controllare e difendere le sponde dell’isola dalle minacce provenienti dal mare.

    Eretta con molta probabilità intorno all’ultimo ventennio del Cinquecento, la Torre di Chia sorge su un promontorio in cui era anticamente situato il villaggio punico-romano di Bithia e, in seguito alla successiva costruzione dei due punti di vedetta chiamati Guardia di Gagnas e Guardia Grande di Chia, si trovava in diretto contatto visivo con la Torre di Malfatano a occidente e la Torre di Cala d’Ostia a oriente.

    Denominata anche Torre de Santos Quarenta de Quia, la fortificazione aragonese veniva perlopiù utilizzata con funzioni di avvistamento e difesa immediata e presenta una struttura, in pietra calcarea e di medie dimensioni, sviluppata su tre piani: una cisterna, un ambiente adibito a deposito di armi e alloggio della guarnigione e una piazza d’armi con cannoniere.

    Il vano intermedio della Torre di Chia era a sua volta diviso da un soppalco ligneo in cui venivano custodite le munizioni; al suo interno erano infine presenti un caminetto, tre feritoie, l’apertura d’ingresso e la scala scavata lungo le pareti murarie che consentiva di raggiungere la terrazza.

    La Torre di Chia, attualmente conservata in buone condizioni, costituisce inoltre uno dei luoghi scelti per il progetto transnazionale FOR_ACCES – che interessa Sardegna, Liguria, Toscana e Corsica – sulla gestione, sostenibile e comune, delle antiche fortificazioni di difesa.

  • Torre di Mezza Spiaggia (Poetto)

    La Torre di Mezza Spiaggia, conosciuta anche come Torre Spagnola, è una delle centocinque fortificazioni di avvistamento che, dall’alto medioevo fino al Diciannovesimo secolo, vennero edificate lungo le coste della Sardegna con l’obiettivo di presidiare e difendere l’isola dalle eventuali minacce provenienti dal mare e rappresentate in particolar modo, soprattutto in quel periodo, dai frequenti tentativi di incursione messi in atto dai corsari barbareschi.

    Collocata a poca distante dall’ex Ospedale Marino di Cagliari, (centro principale dell’omonima Città Metropolitana) sulla spiaggia del Poetto di Cagliari, la Torre di Mezza Spiaggia venne presumibilmente innalzata intorno al Sedicesimo secolo e presenta una struttura in pietra calcarea, a forma tronco-conica, con un’altezza di circa otto metri, un perimetro dal diametro di quasi sei metri e una camera interna chiusa da un soffitto a cupola, sovrastato a sua volta da una terrazza, chiamata piazza d’armi.

    Più volte sottoposta a restauro, la Torre di Mezza Spiaggia si trova oggi in buone condizioni e offre una vista panoramica su gran parte del Golfo degli Angeli, in diretta continuità visiva con le vicine torri del Poetto e di Carcangiolas e con le più lontane torri di Su Fenugu, di Foxi e di Cala Regina.

  • Torre di Carcangiolas (Quartu Sant’Elena)

    La Torre di Carcangiolas, chiamata anche Torre Carcangiolu, è una fortificazione costiera situata sulla battigia della spiaggia del Poetto di Quartu Sant’Elena, facente parte della Città Metropolitana di Cagliari, e ridotta quasi in macerie dalle frequenti mareggiate che nel corso degli anni l’hanno progressivamente inclinata su un fianco, fino a farla crollare completamente.

    Edificata presumibilmente intorno al Sedicesimo secolo, su una piccola scogliera a dieci metri dall’acqua, la Torre di Carcangiolas fa parte del complesso sistema di avvistamento e difesa messo a punto dagli aragonesi per proteggere le coste della Sardegna dalle minacce nemiche provenienti dal mare – rappresentate soprattutto dai frequenti tentativi di invasione dei pirati saraceni – e presenta una struttura cilindrica in pietra calcarea e granito di cui si possono ancora ammirare i resti disseminati lungo la riva.

    Utilizzata perlopiù con la funzione di vedetta e segnalazione – addirittura anche durante la seconda guerra mondiale – la Torre di Carcangiolas si trova in stretta continuità visiva con le torri di Mezza Spiaggia, di Sant’Elia, di Cala Regina, di Foxi e del Poetto, affacciate sul Golfo degli Angeli.

  • Sella del Diavolo (Capo Sant’Elia)

    La Sella del Diavolo, situata nella località di Calamosca, appartenente al territorio comunale di Cagliari, è una caratteristica incavatura del promontorio di Capo Sant’Elia, costituita da rocce sedimentarie e collocata tra la spiaggia del Poetto e quella di Calamosca.

    Affacciata sul Golfo di Cagliari, la Sella del Diavolo deve il suo nome a una leggenda secondo la quale i demoni, guidati da Lucifero, tentarono di impossessarsene scontrandosi con gli angeli inviati da Dio e comandati dall’arcangelo Michele.

    Durante la violenta battaglia, secondo la versione più conosciuta della storia, Lucifero in fuga venne disarcionato e perse la sella che cadde sulle acque del golfo, pietrificandosi e dando origine al promontorio; mentre altre teorie narrano che il demone in persona cascò sul rilievo roccioso, conferendogli la forma attuale, o che in preda all’ira funesta scagliò lui stesso la sella contro il Capo di Sant’Elia.

    Gli angeli ebbero dunque la meglio e continuarono ad abitare la baia, chiamata per questo anche Golfo degli Angeli, assolvendo il loro compito e vegliando sulle sue acque. Sulla Sella del Diavolo sono tuttora presenti – vicino a un pozzo romano dalla struttura tronco-conica – i resti di una cisterna punica di notevoli dimensioni, dalla forma prolungata, con una lunghezza di quasi trenta metri e una profondità di quattro metri e mezzo circa.

    Sul punto più elevato del promontorio di Sant’Elia – che porta il nome del martire ucciso durante il periodo romano – è invece collocata l’ormai semidistrutta Torre del Poetto: edificata intorno al Diciassettesimo secolo, all’epoca del dominio aragonese, e facente parte di un complesso sistema di avvistamento, difesa e segnalazione che aveva lo scopo di controllare e proteggere le coste sarde dalle minacce provenienti dal mare e rappresentate, in particolar modo, dalle frequenti incursioni dei pirati saraceni.

    Dalla fortificazione spagnola, anticamente chiamata anche Torre del Pozzetto di Sant’Elia (Torre del Pouhet), deriva il nome dell’intera area – denominata appunto pouhet oggi conosciuta come Poetto e rappresentante, insieme alla Sella del Diavolo che sovrasta l’omonima spiaggia bagnata dalle splendide acque del Golfo degli Angeli, uno dei simboli principali della città di Cagliari.

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