My Sardinia

Autore: Mario Lo Monaco

  • Grotta Su Marmuri (Ulassai)

    La Grotta Su Marmuri (che in lingua sarda significa Grotta di Marmo), situata nel territorio comunale di Ulassai, nella provincia di Nuoro, è una delle cavità più imponenti d’Europa, con una lunghezza di quasi novecento metri e un’altezza media di circa trentacinque metri. Scavata nel tacco calcareo che sovrasta il paese, la Grotta Su Marmuri è caratterizzata da un imponente ingresso che si apre su una scarpata scoscesa, percorribile grazie alla presenza di una scalinata di duecento gradini.

    Facilmente accessibile e visitabile per un’ora circa, la cavità è costituita da diverse sale ricche di concrezioni, volte altissime, laghetti sotterranei, vaschette, stalattiti, stalagmiti, colonne e numerose altre formazioni calcitiche che la rendono straordinariamente affascinante.

    L’ambiente più ampio della Grotta Su Marmuri è la cosiddetta Grande Sala, dalla forma rettangolare e una lunghezza di oltre settanta metri per una larghezza di trenta metri circa; la Sala dell’Organo è invece così chiamata per la presenza al suo interno di formazioni simili alle canne dello strumento musicale; mentre la Sala del Cactus deve il suo nome alle due altissime stalagmiti che richiamano appunto la forma dell’esotica pianta grassa.

    Completano gli ambienti della Grotta Su Marmuri, la Sala dei Pipistrelli, la Galleria delle Vaschette e la Sala Terminale. La temperatura della cavità si aggira intorno ai dieci gradi; al suo interno è inoltre possibile trovare una singolare fauna costituita prevalentemente da ragni, crostacei, un caratteristico coleottero sotterraneo e una colonia di pipistrelli provenienti da ogni parte della Sardegna e attirati dalla mancanza di correnti d’aria che rendono l’habitat particolarmente favorevole.

  • Grotte Su Mannau (Fluminimaggiore)

    Le Grotte Su Mannau, situate nella zona meridionale della Sardegna e, più precisamente, nel territorio comunale di Fluminimaggiore, in provincia del Sud Sardegna, fanno parte di un ampio complesso carsico e rappresentano un sistema di caverne tra i più antichi del mondo.

    Suddivise in due rami principali (turistico e speleologico), sviluppati su differenti livelli e originati dal Fiume Placido a sinistra e dal Fiume Rapido a destra, le Grotte Su Mannau si estendono per circa otto chilometri e rappresentano la settima cavità più lunga dell’intera isola.

    La parte visitabile della caverna – sviluppata per circa cinquecento metri – inizia con la sala chiamata Archeologica e utilizzata dagli antichi come santuario dedicato al culto delle acque, e presumibilmente collegato al limitrofo Tempio punico-romano di Antas, secondo quanto indicato dalle lucerne votive e dai numerosi reperti rinvenuti.

    Proseguendo lungo il percorso escursionistico, si raggiungono invece numerosi ambienti – Sala del Sonno, Salone Ribaldone, Sala Bianca, Sala Vergine, Sala Bizzarra e Salone degli Abeti – caratterizzati dalla presenza di pareti ricche di formazioni stalagmitiche e stalattitiche – alte fino a undici metri –, colonne, cristalli bianchi di aragonite aghiforme e laghi sotterranei originati dalle acque che sgorgano in punti visibili attraverso due belvedere panoramici presenti nel ramo turistico delle Grotte Su Mannau.

    Procedendo lungo il troncone attrezzato, si arriva invece fino all’estremità del cosiddetto Pozzo Rodriguez, nell’omonima sala, da cui è possibile ammirare un’imponente colonna originata da una stalattite e una stalagmite e alta almeno otto metri; l’ultima parte della visita guidata conduce infine il turista in uno degli ambienti più spettacolari ed eccitanti delle Grotte Su Mannau, che lo vede sospeso a circa trenta metri nel vuoto, con una vista unica e mozzafiato sulla voragine sottostante.

  • Trenino Verde

    Il Trenino Verde è il servizio turistico promosso dalle Ferrovie della Sardegna (FdS), e oggi gestito dall’Azienda Regionale Sarda Trasporti (ARST), con lo scopo di esplorare la parte più affascinante e nascosta dell’isola, percorrendo il cuore della Sardegna e visitando alcuni dei suoi luoghi più suggestivi, talvolta raggiungibili soltanto a piedi.

    Con la sua velocità moderata, il Trenino Verde permette infatti di godere appieno del paesaggio e dell’ambiente naturale che circonda quelle parti del territorio, comunemente poco visitate, ricche di vegetazione ed elementi naturalistici di straordinaria bellezza. Proprio per lo spettacolo paesaggistico che si incontra lungo il percorso del convoglio, nel 1984 si decise di chiamarlo Trenino Verde; le sue locomotive – che viaggiano su linee utilizzate esclusivamente per fini turistici – percorrono oltre quattrocento chilometri di binari e sono fruibili tutto l’anno, con la possibilità di essere noleggiate per un itinerario personalizzato o sfruttate nel corso del regolare servizio estivo.

    I mezzi del Trenino Verde viaggiano oggi sulle linee MandasArbatax (159 km) e IsiliSorgono (83 km), per quanto riguarda il compartimento di Cagliari, e MacomerBosa Marina (46 km) e NulviTempioPalau (116 km), per quanto riguarda la divisione di Sassari e Macomer. Dalla stazione ferroviaria di Arbatax, affacciata sul mare, è possibile passare attraverso i territori di Girasole, Villagrande Strisaili, Elini, Àrzana, Ilbono e Lanusei, ammirando l’imponente massiccio montuoso del Gennargentu, con le sue alte vette riflesse sul Lago Flumendosa.

    La vista panoramica offerta dal Trenino Verde di Arbatax introduce inoltre il visitatore nei territori comunali di Gairo, Ussassai, Ulassai e Seui – ricchi di tacchi, grotte (Su Marmuri) e rocce calcaree dalle forme singolari, che si alternano a un paesaggio in continuo mutamento – e termina dopo sessanta chilometri di strada ferrata immersa nelle foreste di lecci secolari; uno scenario unico e incantevole che regala al turista emozioni indimenticabili, conducendolo nel cuore più inesplorato e selvaggio della Sardegna.

  • Lago del Liscia (Luras)

    Il Lago del Liscia, situato nei territori comunali di LurasSant’Antonio di Gallura, Arzachena e Luogosanto, in provincia di Sassari, è un bacino artificiale che bagna la parte nord-orientale della Sardegna, compresa nella regione storica della Gallura.

    Collocato a circa milleottocento metri sopra il livello del mare, il Lago del Liscia viene originato dallo sbarramento costruito sull’omonimo fiume, nei primi anni Sessanta, che raggiunge pressapoco i settanta metri di altezza.

    Esteso lungo una superficie di quasi sei chilometri quadrati, il lago – con un bacino idrografico di oltre duecentocinquanta chilometri quadrati e una capacità massima di centocinque milioni di metri cubi d’acqua – garantisce il rifornimento idrico di gran parte della regione storica della Gallura, sia per uso potabile che per l’irrigazione dell’agro, soprattutto nel corso del periodo estivo, a forte concentrazione turistica.

    Delimitato dalle rocce granitiche del Monte Limbara e dalle foreste di querce e lecci, il Lago del Liscia mostra a chiunque lo visiti uno scenario paesaggistico incantevole e profondamente suggestivo, immerso nella vegetazione tipica della macchia mediterranea, in cui spiccano in modo particolare gli olivastri millenari alti fino a otto metri e collocati lungo le sue rive.

    Facilmente raggiungibile, sia con i mezzi privati che con il caratteristico Trenino Verde, il Lago del Liscia è fruibile per tutto l’anno da chiunque ami stare a contatto con le bellezze naturali, praticando escursioni a piedi, in quad, in fuoristrada o in mountain-bike, gite in barca a vela, kajak o battello, lunghe passeggiate sulle sue sponde e nel territorio circostante, ammirando uno spettacolo naturalistico di rara e straordinaria bellezza.

  • Cascate Sos Molinos (Bonarcado)

    Le Cascate Sos Molinos (che in lingua sarda significa Cascate dei Mulini), situate al confine tra i territori comunali di Santu Lussurgiu e Bonarcado, in provincia di Oristano, sono originate dall’omonimo fiume Rio Molinos e cadono da una parete rocciosa, terminando la loro spettacolare discesa in un dirupo profondo e suggestivo.

    Alte all’incirca quattrocentocinquanta metri sopra il livello del mare, equivalenti a trenta metri distribuiti in cinque salti, le cascate devono la loro denominazione agli antichi mulini presenti nella località omonima, un tempo alimentati dalle acque del torrente; nei pressi del sentiero che porta a Sos Molinos sono infatti visibili le tracce di un vecchio mulino, largamente utilizzato in passato dalla civiltà agricola che popolava la zona, sfruttandone le acque e la floridità delle terre.

    Il paesaggio circostante le Cascate Sos Molinos è ricco di colori e profumi determinati dalla presenza di una vegetazione fitta e rigogliosa, fatta perlopiù di erbe e fiori tra i quali spiccano in modo particolare i ciclamini, le orchidee e le margherite.

    Il percorso per raggiungere le Cascate Sos Molinos è caratterizzato dalla presenza di un sentiero, a tratti pavimentato in pietra e delimitato lungo il tragitto da muretti a secco, che offre a chiunque decida di attraversarlo, uno spettacolo paesaggistico e naturalistico tra i più incantevoli e affascinanti dell’intera Sardegna, capace di regalare emozioni uniche e indimenticabili.

  • Cascate di Villacidro

    Le Cascate di Villacidro, situate nell’omonimo comune in provincia del Sud Sardegna, sono senza ombra di dubbio tra le più affascinanti e suggestive cascate dell’intera Sardegna, delimitate da un ecosistema incontaminato e selvaggio di rara e straordinaria bellezza.

    Situate nella località di Sa Spendula (che in lingua sarda significa proprio cascata), a nemmeno un chilometro di distanza dal centro abitato di Villacidro, le spettacolari rapide – che dall’altura di Coxinas si gettano nella grande pianura del Campidano – offrono ai numerosi visitatori che si recano ogni anno nel luogo, uno scenario incantevole e unico, al quale persino Gabriele D’Annunzio, nel 1882, dedicò un sonetto pubblicato il 21 maggio dello stesso anno sul numero di “ Capitan Fracassa ”.

    Nonostante quella di Sa Spendula risulti essere la più nota e ammirata tra le Cascate di Villacidro, non meno ricche di fascino sono inoltre quelle di Piscina Irgas e Muru Mannu, collocate nell’area protetta di Monti Mannu e immerse in una fitta e lussureggiante vegetazione tipica della macchia mediterranea, fatta perlopiù di lecci, corbezzoli, eriche, oleandri e boschi segnati dai sentieri attraverso i quali è possibile raggiungerle.

    Con un salto di quasi cinquanta metri, la Cascata di Piscina Irgas si inabissa in una vasca profonda, scorrendo rapidamente lungo un grande canale che termina il suo percorso a valle, nel cosiddetto torrente Leni. Con la sua altezza di circa settanta metri, stretta tra due pareti rocciose a strapiombo, la Cascata di Muru Mannu risulta essere invece la più maestosa e affascinante dell’intera isola, grazie anche al piccolo lago che sorge alle sue falde, delimitato da un macchia composta prevalentemente di lecci e agrifogli.

    L’intera area in cui sono situate le Cascate di Villacidro è stata recentemente interessata da una serie di lavori, portati avanti dall’amministrazione comunale, al fine di rendere la zona più fruibile e confortevole, grazie alla costruzione di piccoli ponti in legno, muretti in pietra e un parco giochi per bambini in grado di rendere più accogliente, accessibile e di gran lunga più incantevole, l’intero territorio in cui si trovano le magnifiche cascate.

  • Supramonte

    Il Supramonte, situato nella zona centro-orientale della Sardegna, è un gruppo montuoso esteso lungo una superficie di circa trentacinquemila ettari e compreso nei territori comunali di Orgosolo, Dorgali, Oliena, Baunei e Urzulei. Caratterizzato da un ambiente aspro e ostile, il Supramonte presenta una conformazione morfologica costituita perlopiù da altopiani carbonatici e pareti calcaree, che partono dalle pendici del Gennargentu e si allungano fino a raggiungere il Golfo di Orosei, attraversando la regione storica della Barbagia appartenente alle province di Nuoro e dell’Ogliastra.

    Con il suo territorio fatto di rupi, falesie, gole profonde (Su Gorroppu, nel Supramonte di Orgosolo), grotte incantevoli (del Bue Marino, nel Supramonte di Dorgali) e sorgenti carsiche (Su Gologone, nel Supramonte di Oliena), il complesso montuoso rappresenta una delle zone più incontaminate e selvagge dell’intera Sardegna e raggiunge la sua altezza massima con la cima del Monte Corrasi (1463 metri), seguito da Punta sa Pruna (1391 metri) e dai tacchi di Monte San Giovanni e Monte Fumai (1316 metri).

    L’habitat del massiccio del Supramonte è caratterizzato dalla presenza di svariati e straordinari esemplari floro-faunistici, tra cui si distinguono – per quanto riguarda gli arbusti e le specie botaniche – il ginepro, le foreste di leccio, i tassi millenari, l’agrifoglio e la vegetazione tipica della macchia mediterranea, comprendente soprattutto cisti, lentischi, fillirea, oleandri e ginestre; tra le specie animali che popolano l’ecosistema del Supramonte, vale invece la pena menzionare la pernice, il gheppio, l’aquila reale, la cornacchia grigia, il corvo imperiale di Sardegna, il cinghiale, il muflone, il coniglio selvatico, la volpe e la lepre.

    Nonostante la sua attuale conformazione insidiosa e poco ospitale, il territorio del Supramonte era un tempo abitato da popolazioni nuragiche che hanno lasciato nella zona numerose tracce della loro presenza e diversi insediamenti archeologici – come villaggi, nuraghi, tombe dei giganti, dolmen e pozzi sacri – situati prevalentemente nel territorio comunale di Dorgali.

  • Grotta di Ispinigoli (Dorgali)

    La grotta di Ispinigoli, situata nell’omonima località alle pendici del Supramonte di Dorgali, in provincia di Nuoro, è un’ampia cavità carsica caratterizzata dalla presenza di un’imponente colonna stalagmitica, alta all’incirca trentotto metri, che collega la volta dell’antro interno al suolo.

    Le pareti della sala, profonda pressapoco trentacinque metri e con un diametro di ottanta metri, sono ricche di raggruppamenti calcarei e piccole stalagmiti che fanno da cornice a una profonda voragine a forma di imbuto – chiamata Abisso delle Vergini per la sua difficile accessibilità – che collega le ramificazioni sotterranee della grotta di Ispinigoli, estese per quasi dodici chilometri e attraversate da numerosi ruscelli e piccoli corsi d’acqua.

    Sul fondo dell’inghiottitoio sono stati ritrovati alcuni resti di ossa e antichi monili di origine fenicia – attualmente esposti nel museo archeologico di Dorgali – che hanno dato adito alla diffusione di alcune leggende secondo le quali, all’interno della cavità, venivano compiuti sacrifici umani (di donne e bambine vergini) in favore degli dei.

    Il clima dentro la grotta di Ispinigoli si aggira intorno ai quindici gradi e consente in questo modo l’apertura al pubblico della sala interna – nel periodo che va da aprile a ottobre –, visitabile attraverso un percorso della durata di quarantacinque minuti, che si estende dall’alto fino alla base della maestosa colonna, tramite una scalinata di quasi trecento gradini.

    Le pareti della grotta di Ispinigoli offrono ai visitatori uno spettacolo di rara bellezza, sia per la forma delle concrezioni calcaree che per le sfumature di colore e i giochi di chiaroscuro lungo tutto il belvedere panoramico, che si interrompe all’ingresso della cavità in cui si trovano le fonti carsiche di San Giovanni Su Anzu, accessibili soltanto agli speleologi esperti.

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