My Sardinia

Autore: Mario Lo Monaco

  • Torre di Porto Torres

    La Torre di Porto Torres è la costruzione simbolo del comune di Porto Torres, in provincia di Sassari, in Sardegna. La sua sagoma, infatti, è ben visibile nel gonfalone della città. Si ipotizza che si stata costruita nel 1325 per ordine dell’Ammiraglio aragonese Carroz, che conquistò il territorio circostante.

    La torre presenta una pianta ottagonale, di matrice catalana, molto diversa quindi dalla solita pianta rotonda delle altre torri aragonesi presenti sul territorio. Situata a poca distanza dal porto di Porto Torres, la Torre di Porto Torres presenta un ottimo stato di conservazione: ancora oggi sono visibili i tre piani originari.

    Il primo piano era adibito a cisterna, il secondo ad alloggio delle truppe e il terzo a terrazzo di avvistamento. All’interno è presente un pilastro centrale di sostegno del soffitto, realizzato a volta e decorato come un cielo stellato. Oltre a questa bella torre aragonese, consigliata una visita all’Antiquarium Turritano e alle rovine della Città Romana di Turris Libisonis.

    Il periodo migliore per dedicarsi alla cultura e alle tradizioni nel comune di Porto Torres cade tra maggio e giugno, periodo nel quale viene organizzata la Festha Manna, una festa religiosa in onore di San Gavino, San Proto e San Gianuario, santi protettori della città ai quali è dedicata la Basilica di San Gavino, San Proto e San Gianuario.

    Bellissima la processione finale, che comprende la benedizione del mare. Molto interessante anche la stagione teatrale, organizzata presso il Teatro Andrea Parodi, situato nel centro del comune di Porto Torres.

  • Torre di Cala Pira

    La Torre di Cala Pira si trova nel comune di Castiadas, provincia di Cagliari, ed è una torre difensiva realizzata in granito nel 1639. Si tratta di una torre a corpo tronco, di forma conica, alla quale si accede grazie a una piccola apertura situata a qualche metro da terra.

    L’interno, molto ben conservato, ha un soffitto a volta con nervature e sorretto da un imponente pilastro centrale. Sempre all’interno, grazie a una scala si può raggiungere la terrazza d’avvistamento. Viene definita anche Torre Senzillas, ossia una torre di medie dimensioni.

    Costruita a ridosso della spiaggia di Cala Pira e circondata da una lussureggiante vegetazione tipicamente mediterranea, la Torre di Cala Pira presenta una posizione strategica davvero eccezionale: lo sguardo, infatti, arriva fino alla la Torre di San Luigi dell’isola Serpentara.

    Dopo la visita alla Torre, consigliatissima una meritata sosta alla spiaggia di Cala Pira, situata poco distante dal Villaggio di Cala Pira, dotato di numerosi servizi.

  • Cattedrale di Sant’Antonio Abate (Castelsardo)

    La Cattedrale di Sant’Antonio Abate, conosciuta anche con il nome di Concattedrale di Sant’Antonio Abate, si annovera tra gli edifici religiosi più importanti del comune di Castelsardo e della provincia di Sassari.
    In origine si trattava di una chiesa di modeste dimensioni dedicata a Sant’Antonio, ma con il trasferimento della sede vescovile a Castelsardo, tra il 1597 e il 1606 conobbe notevoli lavori di ampliamento, di conseguenza, l’attribuzione del titolo di cattedrale. L’esterno, in apparenza semplice, è in pietra a vista con alte finestre ad arco ribassato e un portale d’ingresso architravato. Molto bello il campanile con tetto in maiolica, ricavato da una torre che faceva parte dell’antica cinta muraria.

    All’interno, con pianta a croce latina, si possono ancora vedere i retaggi dell’originario stile gotico, rimaneggiato nei secoli successivi. Al 1600 risale la navata unica, e al 1727 la costruzione del matroneo e dell’altare finemente decorato. La cattedrale di Sant’Antonio Abate ospita alcune opere del Maestro di Castelsardo, tra le quali citiamo una Madonna con Bambino, visibile sull’altare maggiore. L’arredo è completato da statue lignee risalenti al Seicento e al Settecento. Da vedere la cappella laterale dedicata a San Filippo Neri e la cappella della Vergine, dove spiccano le pareti lastricate di azulejos, le tipiche mattonelle in maiolica di matrice arabo-spagnola.

    La Cattedrale di Sant’Antonio Abate vanta inoltre una posizione privilegiata, a picco sul mare. Dal sagrato si può godere una vista impareggiabile! Poco distante, è possibile visitare la Chiesa di Santa Maria di Castelsardo e il Museo Diocesano polo Sant’Antonio Abate.

    Per chi volesse completare la visita delle offerte culturali e storiche del comune di Castelsardo, consigliamo vivamente di recarsi presso il Museo dell’Intreccio Mediterraneo, una delle realtà museali più interessanti di tutta l’isola, situato all’interno del Castello dei Doria.

    Dove si trova

    La Cattedrale di Sant’Antonio Abate è situata in via Manganella n° 2 nel comune di Castelsardo, in provincia di Sassari (Sardegna).

    Come arrivare alla Cattedrale di Sant’Antonio Abate

    Per arrivare alla Cattedrale di Sant’Antonio Abate, partendo da Sassari, si deve imboccare la Strada Provinciale 60/SP60, Strada Provinciale dell’Anglona, in direzione di via Trieste/Castelsardo. Dopo 37 chilometri, imboccare via Nazionale in direzione Bastioni di Manganella/Spalti Manganella. Dopo circa 4 chilometri si è arrivati a destinazione.

  • La grotta più lunga d’Italia

    La grotta più lunga d’Italia

    Dalla costa al cuore più segreto della Sardegna.

    La scoperta è recente, ma già da decenni gli speleologi, erano all’opera per ricostruire il sistema carsico che dà origine alla grotta più lunga d’Italia. Un fiume e un intricato sistema di flussi sotterranei le hanno dato origine nel tempo, ma per anni ne è stata conosciuta solo l’entrata principale, dal mare corrispondente alla famosa Grotta del Bue Marino nel Golfo di Orosei.

    La grotta più lunga d’Italia vanta un percorso di ben 70 chilometri suddivisi in tre diversi itinerari e si estende nell’area orientale dell’isola al di sotto dei territori di Dorgali, Urzulei e Baunei. Più che di grotta deve parlarsi di insieme di grotte, sale e sifoni che realizzano un maestoso ed unico sistema carsico: quello che unisce il sistema del Codula Ilune con le grotte di Su Palu e Monte Longos alla Grotta Su Molente e alla Grotta del Bue Marino. L’intero sistema nasce a monte dal bacino del Codula di Luna, il fiume sotterraneo che si è fatto largo nelle rocce dell’entroterra dando vita a quella che può ritenersi una scoperta sensazionale.

    Il momento che ha dato la svolta alla scoperta è stato nel 2007, quando gli speleologi hanno scoperto la Grotta Su Molente, ma il ricongiungimento dell’intero sistema è avvenuto il 3 giugno 2016, quando gli speleosubacquei hanno attraversato lunghi sifoni, fino ad arrivare alla galleria sommersa di fronte alla quale un professionista della Repubblica Ceca si arrestò tempo prima, non riuscendo ad aprire alcun varco e a proseguire. Oggi il sistema carsico che dà vita alla grotta più lunga d’Italia è così composto da monte a valle:

    Sistema carsico del Codula Ilune (Codula di Luna), sinonimi Su Palu –prima grotta– e Su Spiria –seconda grotta– (o Grutta’e Monte Longos), grotte collegate Sa/Nu 1988, sito in Urzulei area Codula di Luna. Caratterizzato da ambienti grandissimi e gallerie fossili per 42 chilometri;
    Grotta Su Molente –terza grotta–, sita in Baunei area Cudula di Luna, grotte Sa/Nu 966. Dalla caratteristica Sala della Duna partono due brevi sifoni fino al collettore principale del sistema della Codula, nella Sala di Murphy, da cui si risale il corso del torrente verso al Grotta di Monte Longos;
    Grotta del Bue Marino –quarta grotta–, sita in Dorgali, Sa/Nu 12 località Cala Gonone, accesso principale via mare.

    L’ultima scoperta ha portato alla luce il punto di congiunzione fra il sistema carsico del Codule Ilune e la Grotta Su Molente, a sua volta collegata a quella del Bue Marino. La grotta più lunga d’italia è quindi formata da quattro grotte distinte unite da percorsi diversi ma uniti.

    Dove si trova

    L’entrata della grotta corrisponde a quella del Bue Marino, nel Golfo di Orosei, ma la sua lunghezza si estende al di sotto dei territori di Dorgali, Urzulei e Baunei  (provincia di Nuoro) per raggiungere l’entroterra dell’isola.

    Come arrivare alla grotta più lunga d’Italia

    La grotta si raggiunge dal porto di Cala Gonone, utilizzando il servizio di traghetti turistici, prendendo a noleggio un gommone o un veliero, o con la propria barca. Si può visitare il primo tratto della grotta con gite organizzate nel Golfo di Orosei. Il percorso dura circa un’ora e termina nel tratto più impervio dove non si può proseguire e dove tutt’ora sono all’opera gli speleologi per altri approfondimenti.

  • Pietre magiche di Sardegna

    Pietre magiche di Sardegna

    L’Isola dei misteri: pietre magiche di Sardegna

    Che la Sardegna sia un’isola arcana, ricca di mistero e di suggestioni si respira nell’aria. Non a caso è stata soprannominata da molti come l’isola dei misteri, dove in epoca remota (e in alcuni casi ancora oggi) si svolgevano riti pagani utilizzando i benefici delle erbe aromatiche, dei fiori e… l’energia delle pietre.

    Molti enigmi relativi all’isola riguardano soprattutto pietre magiche di Sardegna dalla storia ermetica, come i famosi Menhir, ma anche i grandi massi che sembrano caduti al cielo che ritroviamo nelle due Valli della Luna a Santa Teresa di Gallura, ad Aggius.

    A Bidderosa in splendido equilibrio troviamo pietre in verticale, e nell’area del Caresi vere e proprie pietre curative. Uno splendido suono proviene direttamente dalle pietre sonore di Pinuccio Sciola: è la composizione musicale della natura.

    Un viaggio in Sardegna fra le pietre magiche

    Parlando di pietre magiche la Sardegna è sicuramente un’isola di riferimento. Nei piccoli paesi e nelle località più conosciute, le pietre dalle forme più curiose hanno tutte un nome.

    La Roccia dell’Elefante di Castelsardo, la Roccia dell’Orso a Palau sono state chiamate così per le sembianze antropomorfe, che ricordano quelle degli animali.

    Sembra incredibile ma nell’isola dei misteri basta alzare gli occhi verso il cielo e incontrare le montagne, specie i giganti massi della Gallura per intravedere subito oggetti, animali e visi umani. Queste forme prendono vita in modo spontaneo, sotto il nostro sguardo, realizzando paesaggi meravigliosi e unici al Mondo.

    Nei dintorni di Palau, vicino alla chiesetta campestre di San Giorgio, è presente una zona sacra-terapeutica. Si tratta di un luogo ricco di energia, circondato da un bosco di lentischi dove troviamo rocce particolari intagliate dall’uomo, che si presume fossero utilizzate durante i rituali.

    Una di queste rocce presenta tre tacche, e secondo test effettuati, ciascuna tacca sprigiona energia curativa di problemi all’apparato osseo, all’apparato genitale e per rafforzare il sistema immunitario.

    Anche a Santa Teresa di Gallura si concentrano diversi siti interessanti

    Sulle faldi del Monte Caresi, nel nord Sardegna, troviamo vere pietre magiche dalla forma appuntita di triangolo rivolto verso l’alto, che guarda alle stelle. È proprio qui che in epoca nuragica di svolgevano cerimonie propiziatorie per adorare le divinità naturali. Basta spostarsi verso la costa poi, per incontrare l’affascinante Valle della Luna: l’ultimo paradiso degli hippies nell’isola.

    La Valle della Luna si presenta come un tempio di adorazione delle forze naturali all’aperto, sono presenti enormi massi a parete di ogni forma, senza limiti all’immaginazione.

    Al centro, una mastodontica pietra sembra caduta dal cielo ed essersi spezzata a metà… facendo ingresso nella Valle è impossibile non avvertire la forza delle pietre magiche e il loro calore, e si ha l’impressione di trovarsi di fronte ai veri “abitanti del luogo”.

    Poco più avanti, nell’entroterra della Gallura, c’è una seconda Valle della Luna: quella di Aggius

    Il paesaggio di Aggius è fra i più incantevoli della Sardegna settentrionale. Centinaia e centinaia di sassi di ogni dimensione, arrivati o rotolati da chissà dove, affollano una piana incantata regalando emozioni uniche e dipingendo un vero e proprio paesaggio lunare.

    Parlando dell’isola dei misteri, la Sardegna, e delle sue pietre magiche, come non citare i Menhir? Questi monoliti dalla forma allungata sono presenti in diverse aree dell’isola, risalgono al Neolitico e a loro altezza può raggiungere anche venti metri.

    In sardo vengono chiamate perdas fittas cioè “pietre conficatte”, ed è proprio così che si presentano: enormi massi che dalla terra salgono verso il cielo. Si ipotizza avessero scopo religioso e che furono eretti in onore di antenati deceduti.

    Facendo un salto sulla costa centrale della Sardegna troviamo altre pietre magiche

    Nell’Oasi Naturale di Bidderosa (Orosei) c’è una vasta area della spiaggia in cui sono presenti tantissime pietre poste in verticale, una sull’altra in incredibile equilibrio.

    Questo luogo sprigiona un’energia molto forte ed è scelto da molte persone come sito di meditazione. Le pietre sono espressione della Land Art e dello Stone Balancing cioè dell’arte di porre pietre di forme e peso diverso sovrapposte e in equilibrio.

    Concludiamo il nostro viaggio nell’isola dei misteri parlando di un altro tipo di pietre magiche di Sardegna: le pietre musicali dell’artista Pinuccio Sciola. Gli studi di Sciola lo portarono a scoprire la sonorità delle pietre e le sue sculture sono in grado di generare suoni ben strutturati di diversa densità.

    Gli strumenti di Sciola possono essere ammirati durante mostre ed eventi di tutto il Mondo, anche a Cagliari, Nuoro e in altre città della Sardegna, ma soprattutto, nel Museo di San Sperate a lui dedicato.

  • Spiaggia di Barrabisa

    La spiaggia di Barrabisa è molto conosciuta e frequentata dagli sportivi, in particolare da chi pratica il windsurf e il kitesurf. Questa spiaggia si trova infatti sul versante occidentale del promontorio dell’Isola dei Gabbiani di Palau, dove si alternano numerose scuole di vela, kitesurf e windsurf, chioschi bar, nonché un campeggio e numerosissime case vacanze per gruppi e famiglie.

    La spiaggia di Barrabisa, come le vicine spiagge ovest ed est dell’Isola dei Gabbiani pur essendo particolarmente ventosa, è frequentata da molti per la bellezza delle sue acque e per la splendida cornice naturale presente alla sue spalle: una grande distesa di arbusti costieri fra cui elicrisio e mirto, che quando soffia la brezza marina regalano profumi inconfondibili.

    La spiaggia rappresenta la continuazione della spiaggia del Liscia e dalla spiaggia ovest dell’isola dei Gabbiani, si trova dunque nel mezzo ed è impreziosita dalle maestose dune di Barrabisa. Dalla spiaggia si ammira il panorama della penisola della Coluccia, che si staglia a sinistra, e delle piccole isole Cavalli a destra. Di fronte, nelle giornate più limpide, si intravedono le coste delle isole di Spargi e Spargiotto, facenti parte del Parco Naturale dell’Arcipelago della Maddalena.

    La spiaggia di Barrabisa è composta da sabbia morbida a grani medi dalle sfumature rosate e beige, il suo fondale è di media profondità e poco adatto alla balneazione dei bambini, specie nelle giornate più ventose. Inoltre è spesso frequentata -almeno nel suo tratto finale- da nudisti. Prima dell’ingresso sono presenti diversi parcheggi a pagamento.

    Dove si trova

    La spiaggia si trova nel nord Sardegna e fa parte del territorio di Palau, frazione Barrabisa (provincia di Sassari). È collocata sul lato ovest dell’isola del Gabbiani, nei pressi delle scuole sportive di Porto Pollo.

    Come arrivare alla spiaggia di Barrabisa

    Da Olbia percorrere la SS125 fino a Palau. Giunti alla rotonda prima dell’ingresso al centro urbano, seguire le indicazioni per Santa Teresa di Gallura e proseguire per circa 3 chilometri fino alla svolta a destra per Porto Pollo-Isola dei Gabbiani. Girare a queste indicazioni e proseguire fino alla fine della strada. Lasciare l’auto nei parcheggi a pagamento. Da qui la spiaggia si raggiunge in 5 minuti a piedi percorrendo un sentiero fra la vegetazione a sinistra.

  • Spiaggia dell’Isuledda (Cannigione)

    La spiaggia dell’Isuledda di Cannigione (che si distingue dalla spiaggia Isuledda di San Teodoro) è un vero paradiso che ricorda i paesaggi tropicali, merito della sua composizione, di sabbia candida e fine, e del suo mare, dalla incredibili sfumature blu intenso, azzurro e turchese. È una delle cale più riparate del Golfo di Arzachena e, merito dell’assenza dei venti, è frequentata da molte persone sia in alta che in bassa stagione.

    La spiaggia dell’Isuledda è ampia, ha una forma di mezzaluna e un piccolo promontorio la separa dalla spiaggia dell’Isuledda lato pontile e dalla spiaggia dell’isuledda lato bar (le cale sono infatti popolari con il nome generico di “spiagge dell’Isuledda”), così chiamata perché vi si trova il pontile del porticciolo dell’Isuledda per l’attracco di piccole imbarcazioni come gommoni e aliscafi.

    La costa in cui si colloca la spiaggia è frastagliata, impreziosita da rocce di granito che dall’arenile si immergono in acqua nei pressi del promontorio. Nella parte centrale invece le rocce sono assenti, il fondale è basso e perfetto per la balne

    azione di adulti e bambini. La baia è affollata specialmente nei mesi di luglio e agosto dagli ospiti del campeggio situato alle sue spalle, ma è accessibile a tutti e ben servita da parcheggio, noleggio ombrelloni, lettini e punti di ristoro.

    Nelle frazioni più vicine, Tanca Manna e La Conia, sono presenti numerose case vacanze, situate a breve distanza sia dalla spiaggia dell’Isuledda che dalla bella spiaggia Tanca Manna, dallo Stagno di Tanca Manna e dalla spiaggia La Conia.

    Dove si trova

    La spiaggia si trova sulla costa orientale della Sardegna nella frazione di La Conia, località Cannigione all’interno del comune di Arzachena (provincia di Sassari).

    Come arrivare alla spiaggia dell’Isuledda

    Dal porto di Olbia percorrere la SS125 Orientale Sarda in direzione Palau e svoltare dopo circa 20 chilometri in direzione di Arzachena. Proseguire fino ai cartelli per Cannigione e raggiungere la strada della costa. Dopo circa 8 chilometri si raggiunge la frazione di La Conia e si trovano le indicazioni per la spiaggia e per il Camping Isuledda.

  • Spiaggia di Capo San Marco

    La spiaggia dell’istmo di Capo San Marco si apre in uno scenario naturale meraviglioso perché è situata sul versante ovest della sottile lingua di terra che unisce il sito archeologico dell’antica città fenicio-punica di Tharros al promontorio di Capo San Marco. La spiaggia di Capo San Marco, oltre a trovarsi a due passi da una delle attrazioni più importanti della Sardegna, gode della vista della Torre di San Giovanni di Sinis e del faro di Capo San Marco, che dominano il panorama e aggiungono elementi storici e suggestivi alla bellezza del paesaggio. La spiaggia è circondata dalla macchia mediterranea e dai suoi profumi, fronteggia il mare aperto, di colore blu intenso, è spesso ventosa e poco adatta alla balneazione di bambini, sono presenti rocce e l’arenile è ridotto, fino a scomparire durante le mareggiate.

    La spiaggia di Capo San Marco è priva di servizi, e più che un luogo in cui rilassarsi a prendere il sole o a fare il bagno è un punto panoramico d’eccellenza, o un punto di sosta prima e dopo una visita ai siti archeologici (oltre a Tharros, l’anfiteatro moderno di Tharros, il tempio a pianta di tipo semitico di Tharros, le fortificazioni puniche del Colle di San Giovanni, l’anfiteatro romano con il pozzo romano di Tharros, i resti dell’acquedotto e l’insediamento nuragico di Muru Mannu e Tophet).

    A due passi dalla spiaggia, si possono visitare anche il nuraghe Baboi Cabitza e il nuraghe S’Anaedda, situato quest’ultimo al termine del promontorio dietro la spiaggia de La Caletta, dove è presente un piccolo molo. Poco distante dalla spiaggia ci sono ampi parcheggi e diversi punti di ristoro.

    Dove si trova

    La spiaggia dell’istmo di Capo San Marco appartiene all’Area Marina Protetta del Sinis, si trova a Cabras (provincia di Oristano), nella Sardegna centro-occidentale. È situata sul promontorio di Capo San Marco nella parte meridionale della Penisola del Sinis, che chiude il Golfo di Oristano.

    Come arrivare alla spiaggia di Capo San Marco

    Dal centro di Oristano seguire le indicazioni per Cabras, distante circa 1 chilometro dal centro dell’abitato. Di qui, seguire le indicazioni per San Giovanni di Sinis e continuare per circa 12 chilometri sulla SP6 fino ai cartelli per Tharros.

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